Alessandro David Montello
Inbound e reputation manager Aipem
Proprio così: per tutti il salto evolutivo sarà avere una testa digitale. Conoscere e imparare ad utilizzare gli strumenti è solo questione di formazione (on line, chiaramente). Ma una cosa è acquistare una costosa batteria di pentole, altro è saper fare un uovo alla Cracco.
La differenza sta in una cultura che sappia orientare i meccanismi di produzione del pensiero, permetta di analizzare la realtà e trovare le soluzioni che servono per fare del mondo un posto migliore.
È primavera, svegliatevi algoritmi In queste prime settimane di primavera si nota una grande fioritura di iniziative che attribuiscono al “digitale” proprietà quasi taumaturgiche: un webinar di quarantacinque minuti sembra possa riconfigurare la nostra incisività economica. Ma al quarantaseiesimo minuto lo scoramento scaturisce beffardo da sotto una semplice domanda: e adesso? Invece, proprio ora, bisogna stringere un patto tra chi ha una testa digitale e con questa delinea strategie, altrimenti non si compirà il vero salto evolutivo, ma si ripeteranno solo modelli già cristallizzati e sterili. Una testa digitale, però, non è cosa che si inventa dall’oggi al domani. È come imparare una lingua che va da destra a sinistra o da destra in alto verso il basso seguendo precise colonne di ideogrammi. Il pensiero digitale legge il mondo con altre lenti.
È, infatti, una nuova dimensione che permette di immaginare mondi diversi nei quali gravità, distanze, fisica e cosmologia sono scritte in altri alfabeti. Pur partendo dalle logiche del nostro quotidiano e dall’analisi dei comportamenti umani funzionano in altro modo.
Solo con la dimestichezza di questo pensiero e delle sue tecniche si può capire come sia possibile avere proficue relazioni a distanza, evitando dispersioni di tempo in infiniti viaggi autostradali. Mostrare in 3D e nei minimi dettagli un macchinario complesso ad un cliente in Argentina, scomponendo e ricomponendo assieme a lui i processi di funzionamento per studiarne le applicazioni al suo business. Oppure ancora aiutare nu altro cliente ad immergersi in uno showroom virtuale ricostruendo l’emozione del caldo ambiente italiano che lui vorrebbe proporre ai suoi clienti a Stoccolma.
Il pensiero digitale è un equilibrio perfetto di numeri e creatività. È un flusso dinamico che mette in gioco capacità di analisi e immaginazione. Traduce in numeri i comportamenti ma sa leggere l’indefinito per capire come si muoverà il mercato. Non è infallibile ma si muove con sicurezza confortato dalla lettura di percentuali e report. Ha una cosa molto positiva: è trasparente. Perché i numeri si possono scrivere in tanti modi, ma quelli non corretti si balzano subito agli occhi.
Il mondo digitale potrà darci una mano a sviluppare etica e una sensibilità alla sostenibilità. Nella relazione con il cliente tutto dovrà essere previsto, programmato e curato nei minimi dettagli. Così sarà possibile trasmettergli la fiducia che lo spingerà a dire “sì” alla nostra proposta. In questo la comunicazione avrà un ruolo insostituibile perché sarà veicolo di trasparenza, correttezza, garanzia. Ogni attività dovrà dichiarare e dimostrare i principi che la guidano. E chi starà fuori da questi canoni sarà naturalmente emarginato dal mercato.
Proprio perché conosciamo l’esistenza del dark web affermiamo che chi fa comunicazione dovrà farsi guidare da etica e trasparenza. Potrà così trasformare il digitale in veicolo di democrazia perché permette la valutazione di tutti, indistintamente.
Tra le grandi occasioni che ci offre avere una testa digitale c’è anche questa: poter affermare con forza la nostra etica e la nostra capacità di dare risposte trasparenti.
E solo così il vero salto evolutivo sarà completo ed efficace.