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Assistenti virtuali: riescono a capire
il 100% delle domande, come sfruttarli nel marketing?

Assistenti virtuali per il marketing
Recentemente Sundar Pichai, amministratore delegato di Google, ha pronunciato parole a dir poco epiche: per l’evoluzione della specie umana “l’intelligenza artificiale vale più del fuoco e dell’elettricità”. L’apporto dato alla nostra vita sembra possa essere di eccezionale portata: fra i settori maggiormente interessati da questa rivoluzione ci sono la salute e i modelli produttivi. Anche la vita quotidiana apprezzerà i cambiamenti portati da quella combinazione di diverse tecnologie che, messe in relazione fra loro, permettono alle macchine di dare risposte simili a quelli di un essere intelligente. Con una variabile emotiva molto interessante per la parte umana: l’intelligenza artificiale offre un’esperienza completa, ad alti livelli di personalizzazione. Diamo un esempio: gli assistenti virtuali (Alexa, Siri, Google, ecc.) stanno diventando sempre più presenti nella nostra vita. Una delle ultime rilevazioni parla di circa 208 milioni di pezzi nel mondo con una crescita che, nel 2019, è stata dell’82,4% rispetto all’anno precedente. Secondo gli analisti nel 2021 ci saranno più assistenti virtuali che tablet. Che cosa contribuisce a questa crescita esponenziale? Solo la moda del momento? No: è la capacità di interazione con l’umano. Ogni anno la società Loup Ventures misura le intelligenze artificiali al servizio dell’uomo per testarne il QI sottoponendo loro una batteria di 800 quesiti. È anche una classifica, ma soprattutto l’evidenza di un livello di interazione particolarmente suggestivo: l’assistente di Google capito il 100% delle domande che gli erano state poste, seguito da Alexa che ha capito il 99,9% delle domande e da Siri che è arrivato terzo con il 99,8%. Sulle risposte la classifica si muove un po’ ma il risultato è sempre quello: l’intelligenza artificiale, comprendendo la domanda, analizzando dati, offrendo quella che crede la migliore risposta dopo l’analisi del nostro bisogno ha saputo dare risposte esatte per il 92,9% dei casi con Google, per l’83,1% con Siri e per il 79,8% con Alexa. Cosa se ne può fare il marketing di questi dati? Anche i marketers mangiano la pizza e quindi possono orientare le loro scelte sul miglior assistente vocale quando gli vorranno chiedere “dove si mangia la migliore quattro stagioni nel quartiere”. Però con questi dati possono anche farsi venire delle belle idee legate alle esigenze dei loro clienti, proponendo soluzioni veramente sartoriali alle loro necessità. Per avere approfondimenti citofonare AIPEM: ne parliamo giovedì 13 febbraio in un seminario dedicato. Iscriviti qui!
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